Descrizione
Il capitello contenente la statua di San Camillo de Lellis (1550-1614), un tempo situato all’inizio di via Monte Grappa all’incrocio con Via Euganea, riceve la benedizione solenne il 24 aprile 1927, V anno dell’era fascista, dal padre camilliano Ambrogio Forloni. Negli Annali Camilliani Tencarola detiene a lungo un posto particolare, distinto per l’amore dimostrato verso il fondatore, santo patrono degli infermi, simbolo della devozione alquanto singolare in un panorama locale dominato dalle immagini della Vergine e di S. Antonio. Proprio nelle strade principali di Tencarola ogni anno il 24 aprile si svolge una processione di giovani vestiti dell’abito della confraternita chiamata dei “Camillini” caldeggiata dal Superiore della Casa di Padova, promossa da Padre Giovanni Lucca che ne redige il regolamento e approvata dall’Ordinario nella persona di Monsignor Luigi Pelizzo il 7 agosto 1922, nonchè aggregata all’ordine dei camilliani il 5 febbraio 1923. I contenuti del regolamento della confraternita puntavano in particolare ad educare i giovani alla coscienza del dovere, sentito e praticato, nelle forme più elevate della carità. La cappella dedicata a San Camillo viene volutamente costruita alla congiunzione delle due vie, molto frequentate, che conducono ad Abano e a Teolo perchè gli infermi che cercavano beneficio nelle acque termali di Abano e Montegrotto possano, passando, invocare il protettore universale degli ammalati. La statua attuale, opera della ditta G. Rossi di Milano, viene donata dalla benefattrice Signora Maria, Vedova Citterio, di Rho (MI), il 24 aprile 1927, in sostituzione della precedente deteriorata dagli eventi atmosferici. Il capitello invece, eretto proprio nel 1927, viene traslocato nel 1975 di fronte all’ingresso dell’ex Seminario Minore, così da far posto al nuovo impianto semaforico di Via Monte Grappa-Euganea (poi eliminato nel 2009). Negli anni, anche a causa della nuova collocazione della statua e del contestuale aumento del traffico veicolare le processioni scemarono fino a cessare, pur rimanendo, nella memoria degli anziani, non tanto un fenomeno folcloristico quanto espressione del radicato spirito devozionale.