Cos'è
Prende avvio una nuova mostra in Sala de Zanche, al piano terreno di Palazzo Eugenio Maestri a Selvazzano Dentro, sabato 11 ottobre.
Camminare può essere un’avventura fantastica. Un viaggio lento, immersi in colori sempre mutevoli, nei giochi che fa il cielo, in bilico tra la flemma dei fiumi, il miraggio del mare e orizzonti di montagne. Il cammino di scoperta lascia tracce nell’anima e nei ricordi. Tutto rimane nella mente: il disegno del paesaggio, i segni umani, i suoni, la sabbia nelle scarpe, il vento sull’erba, il muggito delle onde, la trama del sentiero, le persone incontrate. Sensazioni profonde e coinvolgenti, e allo stesso tempo effimere e smaterializzate. La profusione di foto – spesso inflazionata – cui ormai siamo avvezzi, non basta da sola a narrare il provvisorio e spesso etereo ricordo dei passi, delle parole, delle emozioni. Tenere un diario è impraticabile: in cammino si colgono gli attimi, il tempo serve tutto per la strada, per farla ‘entrare’ nel nostro vissuto.
Forse solo un’arte materica, che cammini con noi, può fissare questa strada. L’intuizione di TRACCE suggerisce che le geografie fuggevoli si possono catturare laddove il punto di contatto con la Terra crea attriti reali.
Come succede con la suola dello scarpone, così la tela porta impresso il substrato, risente dei passi, dei ritmi, dei terreni. Nell’esperienza di TRACCE, ‘dove’ è su cosa’ abbiamo camminato – che sia sasso, asfalto, spiaggia, sterrato, erba – riproducono il nostro muoversi. Trasferiscono le condizioni brute di ciò che calpestiamo, imprimendole fisicamente, in un dinamico ossimoro di forza e leggerezza, di gravità e di moto.
"Tracce" è un’opera multipla, personale e collettiva insieme. I segni rappresentano il viaggio; l’accenno imprevedibile dei colori racconta l’incertezza del viandante; le scabrezze e le abrasioni disegnano la fatica. Ciò che sta sotto di noi, apparentemente così lontano dal luminoso paesaggio, lo registra, lo conserva: e, lungi dal cristallizzarlo, la rende patrimonio intimo e al tempo stesso universale.
(Testo di Pierangelo Miola)
Alberto Pomi